Archivio spettacoli per adulti

Nei teatri, negli spazi al chiuso, la parola prende spazio, così come il canto. Raccontiamo storie e queste parlano anche di noi, di come vediamo il mondo e di come lo vorremmo.

Lavoravo all’OMSA / 2013

“L’indagine da cui si snoda la rappresentazione reitera l’attenzione sul tema del lavoro, confrontandosi con un classico del teatro politico didattico di Brecht, “Santa Giovanna dei Macelli”. Con un balzo temporale Giovanna Dark, protagonista del dramma, incontra le vicende che hanno segnato la storia delle operaie dell’Omsa, portate in scena dagli attori del Teatro Due Mondi e da Angela Cavalli, ex-operaia OMSA. Dalle fabbriche della Chicago del ’29 a quelle della Faenza del 2010 sembra davvero non essere passato nemmeno un giorno (…) Canzoni popolari legate alla tradizione dei canti di lavoro e di lotta scandiscono i vari quadri della rappresentazione (…) È la dimensione musicale che organizza il discorso dei sei attori in cui alla parola, ora cantata ora declamata in racconti, dialoghi o monologhi, viene invece affidata la responsabilità di innestare riflessioni (…).” Elvira Venezia, Krapp’s Last Post

realizzato con il contributo del Comune di Faenza, Regione Emilia Romagna e il sostegno di CGIL Ravenna, CGIL Emilia Romagna e Fondazione Argentina Altobelli attori Federica Belmessieri, Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Maria Regosa, Renato Valmori e Angela Cavalli ex-operaia OMSA regia Alberto Grilli musiche originali e direzione musicale Antonella Talamonti testi Gigi Bertoni foto Stefano Tedioli Ringraziamo Giovanni Nadiani per la traduzione in dialetto romagnolo, il Théâtre de l’Unité (Francia) per la strada che ci ha indicato

Ay l’amor! / 2008

È una complessa sequenza di canti quella che ascoltiamo, voci del repertorio della tradizione del sud Italia e composizioni create sul tema dell’amore. A cantare e raccontare l’amore ci sono i 4 personaggi in scena, Angeli Custodi che ci introducono ai temi delle canzoni attraverso episodi e riflessioni che scorrono davanti agli occhi di chi guarda come fossero istantanee incollate sull’album di fotografie della loro vita. Gli attori salgono e scendono scale, indossano maschere bifronti che mostrano il viso dell’Angelo che racconta oppure – nei volti immobili, nelle facce di bambole inanimate, quasi grottesche nella loro fissità – degli Angeli nella loro vita raccontata. 
Le canzoni si alternano a semplici azioni sceniche che ci aiutano, senza parole, a capire le situazioni, a immaginare i racconti, a riconoscere e rivivere da spettatori la nostra storia, le nostre emozioni.
Ogni tanto la vita reale, fatta anche di altri amori e di altre passioni affiora e prende forma, ma viene immediatamente trasfigurata in metafora d’amore per un uomo, una donna.

di Alberto Grilli consulenza drammaturgica Gigi Bertoni direzione musicale e musiche originali Antonella Talamonti con Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Maria Regosa, Renato Valmori scene e costumi Angela Pezzi con la collaborazione di Lucia Baldini foto Stefano Tedioli grafica Marilena Benini regia Alberto Grilli

SANTA GIOVANNA DEI MACELLI / 2005

Il nostro lavoro conserva le linee drammaturgiche generali del testo originale ma ne semplifica alcuni passaggi (Santa Giovanna prevede un organico da colossal cinematografico, e una versione integrale richiederebbe forse trenta attori e molte ore di spettacolo) e aggiunge alcuni frammenti che legano questa vicenda alla contemporaneità. Il passato che racconta il presente, che offre spunti di riflessione al presente. Nella convinzione – che questa edizione tenta di avvalorare – che i meccanismi di formazione del profitto ieri (nel 1929) e oggi (nel 2005) siano profondamente simili.
La versione ha mantenuto anche la forma didascalica, cercando di costruire con il ritmo un percorso capace di catturare e mantenere l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo. Frequenti sono i momenti coreografici di gruppo, e numerose le canzoni mutuate dal repertorio popolare che sottolineano a loro volta la coralità dell’azione. E molte le situazioni comiche e grottesche, con scene che arrivano a coinvolgere anche fisicamente lo spettatore.

riduzione e adattamento del testo Gigi Bertoni direzione musicale e musiche originali Antonella Talamonti con Beatrice Cevolani, Stefano Grandi, Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Maria Regosa, Delia Trice, Renato Valmori musicista di scena Alessandro Valentini scene, costumi e oggetti di scena Maria Donata Papadia luci Marcello D’Agostino foto Stefano Tedioli-Daniele Casadio grafica Marilena Benini regia Alberto Grilli

LA PICCOLA CASA DEI GRILLI / 1992

La storia che andiamo a raccontare è quella di Marianne, e si svolge nella Germania dei cosiddetti anni di piombo, e proprio al film di Margarethe Von Trotta che ha questo titolo, “Anni di piombo”(1980), è liberamente ispirata.
Marianne è incarcerata con l’accusa di terrorismo, di appartenere a un gruppo terrorista.
Angela , sola in scena, è nello spettacolo la sorella di Marianne. E l’azione si svolge nella casa dell’infanzia, dove Angela torna, qualche tempo dopo la morte in carcere di Marianne. Suicidio, le hanno detto. Ma è possibile che una donna fragile ma combattiva, possa uccidersi nella cella in cui è isolata, strettamente sorvegliata giorno e notte?
Questo è uno spettacolo che cerca di riflettere sulla violenza: in molte sue forme, quella del potere, quella di chi il potere combatte. E cerca una umanità, una risposta di umanità nella dimensione disumana della violenza. Angela è sempre in scena, e alla fine, è la storia di Angela che si propone in primo piano, mentre quella di Marianne resta sullo sfondo. La storia di una verità inutile, e di una battaglia vinta e perduta nello stesso momento. Lo spettacolo comincia con Angela che ritorna nella casa dove ha vissuto con la sorella, e rivive alcuni momenti della sua vita: e proprio con le forme di una leggenda che la loro nonna tante volte gli aveva raccontato, a sua volta mostra il momento culminante dello spettacolo, quello della prova…

di Gigi Bertoni con Angela Pezzi, Paola Sabbatani scene e costumi Maria Donata Papadia luci Marcello D’Agostino regia Alberto Grilli

UBU RE / 1988

UBU RE nasce come riscrittura del testo “patafisico” Alfred Jarry e narra le vicende grottesche della famiglia UBU. UBU non è altro che un novello Macbeth, sobillato dalla sua Lady, altro non deve fare che ripetere lo stesso omicidio che mille altre volte, in teatro e nella vita, è stato raccontato. Un re uccide un altro re, ne prende il posto e, inevitabilmente si prepara ad essere ucciso da un nuovo re. La storia poi si riprende la storia e, come in ogni favola che si rispetti, e come del resto nella realtà arriverà un terzo re. UBU fuggirà verso nuove terre-avventure, ove lui, personaggio teatrale, possa vivere e combatterla sua guerra con spade di legno. É un UBU corrosivo e visionario, col graffio amaro del politico ma l’atmosfera magica del fiabesco. Macchine teatrali azionate dagli stessi attori-artigiani, cavalli elettrici, armature-manichini, maschere, torri mobili animano la storia di UBU, massacratore di nobili e finanzieri, magistrati e contadini, formidabile divoratore di cibo, controfigura-fantoccio di tiranni, da sempre protagonisti delle tragedie. “Sono solo un attore” dice UBU nella scena dell’ultima battaglia, “che arranca tra ricordi improbabili e teatrali, autobiografia di un re Ubu che la storia non può tollerare, come il teatro (…) E, d’altra parte, io non sono qui per davvero, e mi sono premunito e porto assieme tutto il necessario teatrale per potervi far credere (…)”.

di Gigi Bertoni da Alfred Jarry con Angela Pezzi, Renato Valmori scene e costumi e oggetti di scena Maria Donata Papadia luci Marcello D’Agostino regia Alberto Grilli